Ci sono voluti ventimila bambini palestinesi massacrati perché qualcuno, tra i salotti ovattati della politica occidentale, iniziasse timidamente a storcere il naso.
Non indignarsi. Non denunciare. Solo prendere le distanze con cautela, con una frase di circostanza, con un’espressione di “rammarico” costruita a tavolino.
Ma dove eravate, ipocriti, quando i corpi dei neonati venivano estratti dalle macerie a Rafah?
Dov’era il vostro coraggio quando le scuole dell’UNRWA diventavano bersagli militari?
Dov’erano le vostre voci quando Israele trasformava Gaza in un mattatoio a cielo aperto?
Mentre Tajani continuava a recitare il copione del “7 ottobre”, come se quel giorno potesse cancellare otto mesi di genocidio, la carneficina andava avanti con il placet di tutto l’Occidente.
E ora, con ventimila piccoli cadaveri sulla coscienza collettiva, qualche governatore, qualche parlamentare, qualche sindaco finalmente osa dire mezza parola.
Troppo tardi. Troppo comodo. Troppo schifoso.
Il presidente della Regione Puglia, oggi, si è fatto vivo. Come se bastasse una mezza frase per lavare mesi di silenzio. Come se non fosse anche lui parte di quel sistema che ha avallato, coperto, normalizzato uno sterminio sotto gli occhi di tutti.
Vergognatevi. Non siete spettatori: siete complici.
Siete complici ogni volta che avete parlato di “conflitto”, di “equilibrio”, di “diritto di difesa” mentre una potenza militare bombardava civili affamati, assetati, feriti, chiusi in una gabbia senza via d’uscita.
Siete complici ogni volta che avete criminalizzato chi manifestava per la Palestina.
Siete complici quando avete difeso l’indifendibile solo per servilismo atlantico.
Ventimila bambini. Non è un danno collaterale. È un crimine. È barbarie. È genocidio.
E chi oggi, con le mani ancora sporche d’indifferenza, si presenta con un tweet o un’intervista buonista, sappia che la Storia lo ricorderà come si ricordano i collaborazionisti, i pavidi, i servi.
Le lacrime non bastano. Le parole non bastano.
Avete avuto mesi per agire, per gridare, per condannare.
Avete scelto il silenzio.
Ora portatevelo dietro. Per sempre.
Raimondo Schiavone