Blog di Raimondo Schiavone e amici

Trump umiliato al vertice NATO: l’Iran è ancora in piedi

L’illusione di una vittoria militare totale contro l’Iran si è sbriciolata sotto il peso della realtà, proprio nel momento in cui Donald Trump si preparava a incassare i dividendi politici al vertice NATO. Doveva essere il suo momento trionfale: presentarsi come l’uomo forte, il presidente che aveva osato dove nessuno aveva mai osato prima, bombardando i siti nucleari iraniani e avviando poi – a suon di tweet – un cessate il fuoco che lui stesso ha definito “storico”. Ma è bastata una fuga di notizie per far saltare tutto.

Il New York Times e la CNN hanno pubblicato stralci di un rapporto dell’intelligence statunitense, proveniente dal Pentagono stesso, secondo cui i bombardamenti ordinati da Trump non hanno affatto "completamente distrutto" il programma nucleare iraniano, come da lui dichiarato. Al contrario, le analisi parlano di un rallentamento di qualche mese, non di una paralisi. Un colpo durissimo alla credibilità dell’ex presidente, che puntava a riscrivere la storia della politica estera americana con una narrazione tutta muscoli e diplomazia-lampo.

Il rapporto non lascia spazio a interpretazioni trionfali: l’Iran conserva ancora uranio arricchito e la capacità tecnologica per continuare, appena possibile, il suo programma nucleare. Peggio ancora: ha già avviato la ricostruzione degli impianti colpiti, come dimostrano le nuove immagini satellitari, in particolare a Fordow e Natanz. In un’intervista rilasciata alla rete israeliana i24news, un esperto di sicurezza ha confermato che l’impianto di Fordow può essere disattivato solo dall’interno, e non certo con una manciata di bombe. “Basta con illusioni e fantasie: l’Iran è stato ferito, ma non sconfitto. E gli iraniani non hanno ancora detto l’ultima parola.”

Parole gravi, che evidenziano non solo il fallimento strategico, ma anche un pericolo imminente. Perché chi conosce la cultura politica e religiosa sciita sa che, come dicono i beduini, “la vendetta è un piatto che si serve freddo”. Se la Repubblica Islamica non ha ancora risposto con tutta la forza di cui dispone, non è per debolezza, ma per calcolo. L’errore commesso da Trump – come ha detto lo stesso analista – rischia di far pagare il prezzo agli altri: a Israele, agli Stati Uniti, e a un’intera regione che ora vive in uno stato di tensione latente, come in un eterno countdown.

Trump, come prevedibile, ha bollato le notizie come “fake news”. Ma a quanto pare, le notizie false sono solo quelle che contraddicono la sua narrazione personale. Eppure, questa volta, la smentita arriva dalla sua stessa amministrazione militare, da quel Pentagono che ha eseguito gli ordini e ora ne valuta i risultati. E i risultati parlano chiaro: non si è fermato nulla, si è solo preso tempo. Il tempo che ora l’Iran userà per decidere come, dove e quando presentare il conto.

Nel frattempo, mentre l’Occidente si illude di aver evitato il peggio, a Teheran qualcuno ha già girato la clessidra. E il gran finale potrebbe non essere quello che Trump aveva immaginato.

Raimondo Schiavone