Blog di Raimondo Schiavone e amici

“Non ho ancora iniziato”

Oggi mi ha chiamato un amico e mi ha detto: «Ma non starai un po’ esagerando con Meloni e la banda dei delatori?»

Gli ho risposto: «Non ho neanche iniziato.»

Per prima cosa perché la cricca dei delatori non ha ancora l’elenco completo con nomi e cognomi.
E in secondo luogo – che poi è il più importante – perché il danno morale che mi hanno fatto, a me, alle mie società, ai miei collaboratori e alla mia famiglia, solo io lo so quantificare.

Chi lavora con le pubbliche amministrazioni lo sa bene: la reputazione non è solo un valore intimo, è un requisito professionale, è una precondizione. E loro, i calunniatori seriali, hanno provato a infangarmi con metodo, con determinazione, con dolo.
Hanno pianificato il tutto: dossier, insinuazioni, “suggerimenti” a giornalisti compiacenti, campagna mediatica tossica e capillare. Nessuna contestazione vera, ma tanti sospetti gettati a rete larga, nella speranza che qualcosa restasse appiccicato.

Io ho scelto un'altra strada: non faccio il giustiziere, non mi metto la toga. La mia unica arma è la penna. Ma è un’arma che sa farsi sentire. E allora, visto che mi hanno infangato, adesso racconterò la verità. La mia. Quella che finora nessuno ha avuto il coraggio di scrivere.

In queste settimane ho già citato qualche nome, ho mostrato qualche legame. Ma il quadro completo deve ancora emergere. Perché Mariano Meloni – quello che ha presentato una denuncia poi archiviata dalla Procura e dal GIP perché “il fatto non sussiste” – non ha agito da solo.
Meloni ha avuto complici, suggeritori, alleati esterni e interni. C’è chi ha giocato da regista, chi da fiancheggiatore, chi da suggeritore occulto. Qualcuno anche all’interno delle istituzioni, qualcun altro comodamente seduto davanti a una tastiera, pronto a scrivere post moralizzatori mentre tesse relazioni ambigue e infanga chi lavora.

E poi c’è il versante umano, che è quello che pesa di più.

Il dubbio negli occhi di chi ti guarda.
Il silenzio carico di paura nei familiari.
La delusione nei tuoi collaboratori che si domandano se anche loro verranno coinvolti.
La fatica di spiegare a chi ti stima che non c’è nulla da spiegare.

Ma dentro questo fango ci sono due cose che salvano tutto.
La prima: scopri chi sono i veri amici. Non quelli che ti mandano cuoricini, ma quelli che restano.
La seconda: elimini la sporcizia che ti gira intorno. I falsi si allontanano da soli. E, anche se resti apparentemente più solo, in realtà respiri meglio.

A tutti quelli che hanno contribuito, direttamente o indirettamente, a questa macchina del fango – e che forse adesso iniziano ad agitarsi – dico soltanto: io ho resistito. Voi no.
E adesso, una penna alla volta, la verità verrà fuori. Cominceremo dai fatti, dai documenti, dai legami. Non per vendetta, ma per giustizia.
E per dignità.

Perché, davvero: io non ho ancora iniziato.

Raimondo Schiavone