C’è un momento in cui la politica smette di essere dialettica, anche aspra, e sconfina nel crimine morale. Quando l’ideologia diventa complicità e le parole non sono più opinioni, ma pietre che coprono le fosse comuni. Elena Donazzan, europarlamentare di Fratelli d’Italia, ha varcato quella soglia. E lo ha fatto con il piglio sicuro della cialtrona fiera di sé, nel silenzio imbarazzante di chi condivide, di chi annuisce, di chi, per vigliaccheria o per calcolo, lascia che l’orrore diventi normalità.
Nel suo intervento al Parlamento Europeo, Donazzan ha avuto l’inqualificabile ardire di definire “figli di terroristi usati come scudi umani” i bambini palestinesi uccisi a Gaza. Una frase che non solo tradisce una disumanità sconcertante, ma che offende la verità, l’etica e il rispetto per la vita. Quei bambini – più di 15.000 secondo le stime internazionali – non avevano un’arma in mano. Avevano un pallone, un quaderno, un sogno. Sono morti sotto le bombe israeliane, spesso mentre dormivano o cercavano rifugio sotto le macerie delle scuole e degli ospedali.
Donazzan non ha fatto una gaffe. Ha espresso con chiarezza quella che è ormai l’ideologia del disprezzo, l’aberrazione del pensiero neocoloniale che vede nell’altro – se arabo, se musulmano, se palestinese – un sottouomo, sacrificabile, liquidabile, invisibile. Per questa destra post-fascista che oggi siede in Parlamento Europeo e predica i “valori cristiani”, la pietà è solo per l’occupante, per il carnefice. Le vittime devono tacere, o peggio, essere colpevolizzate della loro stessa morte.
Elena Donazzan non è nuova a dichiarazioni vergognose. Ma con questa affermazione ha superato ogni limite. Ha legittimato un genocidio in corso. Ha fornito al mondo una narrazione infame: che i bambini possono essere sterminati se i padri sono sospettati di militanza. È l’ideologia della rappresaglia collettiva, della colpa ereditaria. Quella che ha macchiato l’Europa nei secoli bui e che ora torna sotto le vesti di una rispettabile “onorevole”.
In un'Europa dove si sanziona chi osa criticare Israele, dove la lobby filo-sionista detta legge nei media e nelle istituzioni, Donazzan è la voce scomposta ma perfettamente coerente del nuovo fanatismo occidentale: cieco, cinico, crudele. Non difende Israele, difende l’indifendibile. E nel farlo, inchioda l’Europa alla sua colpevole complicità.
Il silenzio del Parlamento, della Commissione Europea, del governo italiano, è ancora più agghiacciante. Nessuna censura, nessuna indignazione ufficiale, nessuna presa di distanza. Come se chiamare “figli di terroristi” i bambini massacrati da F-16 e droni armati fosse un’opinione legittima. No. Non lo è. È un insulto alla verità e alla memoria di migliaia di innocenti.
Elena Donazzan dovrebbe essere espulsa dal Parlamento. Dovrebbe chiedere scusa in ginocchio davanti alle madri di Gaza. Dovrebbe essere processata dalla Storia, se non dalla giustizia. Invece continua a pontificare, a vantarsi della sua “coerenza”, mentre fuori dal palazzo c’è un popolo intero che muore, e bambini che non hanno più nemmeno il diritto di essere pianti.
Vergogna. Vergogna. Vergogna.
E se l’Europa accetta questo, allora ha davvero perso l’anima.