Blog di Raimondo Schiavone e amici

L’ANELLO DI KARALIS IX

Nella parte meridionale della Galassia Mediterranea, tra le due lune gassose di Asterion e Thalassa, ruota lenta la stazione orbitale di Karalis IX.

Da lontano appare come un gioiello di tecnologia, un ingranaggio perfetto sospeso nel vuoto.
Da vicino è un labirinto di corridoi pressurizzati, ascensori che non arrivano mai e riunioni che non finiscono mai.

L’Autorità Orbitale ne è la mente, o forse solo l’eco.
Un organismo burocratico venuto dalla Terra, che si regge su un flusso costante di comunicati, piani quinquennali e conferenze in ologramma a 0G.
I suoi emissari, i cosiddetti Missionari della Terra, vivono nell’attesa perenne di un messaggio di rientro.
Ogni tanto annunciano una “nuova era del commercio interstellare”, poi spariscono per mesi in missione, probabilmente a sorseggiare idromele orbitale nelle sale VIP di qualche luna turistica.
Dicono di lavorare per il futuro, ma il futuro, sull’Anello, arriva sempre in ritardo di qualche orbita.

Le navi cargo restano ferme ai moli.
I droni manutentori dormono.
Gli ologrammi proiettano piani grandiosi, poi si spengono per mancanza di credito energetico.
Nessuno osa toccare nulla, per non interrompere il perfetto equilibrio dell’inazione.

Eppure, tra i tecnici e i minatori che vivono nella sezione bassa, circola una voce:
quella dell’ex Console.
Un uomo — o forse un’intelligenza — che in passato aveva davvero governato l’Anello.
Conosceva i codici, le rotte, i flussi dei crediti stellari.
Poi sparì nel nulla, lasciando dietro di sé solo silenzio e mistero.
Ma pare che a volte, nei monitor delle sale controllo, appaia ancora una scritta in caratteri verdi lampeggianti:
“Io vi vedo. E vi fatturo.”

Alcuni sostengono che sia il suo modo di dire che nulla è gratis nemmeno nello spazio.
Altri che sia tornato per controllare che nessuno tocchi i suoi vecchi conti.

Da allora l’Anello di Karalis IX vive in un equilibrio perfetto tra il caos e la calma apparente.
Ogni giorno un comunicato promette rivoluzioni stellari, e ogni sera tutto resta com’è.
Gli ologrammi sorridono, le luci si abbassano, i crediti orbitano — ma solo nei conti giusti.

E quando qualcuno osa chiedere “Chi comanda, qui?”, la risposta è sempre la stessa, recitata con la solennità di un rituale cosmico:

“Nessuno comanda. Tutti attendono.
L’Anello gira.
E il Console… fattura ancora.”

Filippo Palazzi 

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