C’è una mappa che circola da anni nei meandri dei social network, ciclicamente ripescata e rilanciata con una risata amara, uno sguardo disilluso, o un gesto di condivisione complice. È la “Mappa del Mondo Semplificata”, un concentrato di stereotipi e pregiudizi, ma anche di verità scomode e letture impietose della geopolitica, disegnata con lo stesso cinismo con cui si potrebbe raccontare una barzelletta disperata su un pianeta alla deriva.
L’America del Nord, nella sua livrea rossa, è definita semplicemente “Buoni”. Nessuna spiegazione, nessuna sfumatura: buoni, punto. Il blocco occidentale per eccellenza si autocelebra come la guida morale del mondo, dimenticando Guantánamo, il golpe in Cile, il Vietnam, l’Iraq, l’Afghanistan e la crisi degli oppiacei. Ma tant’è: Hollywood detta la narrazione, e alla fine, si sa, vincono sempre “i buoni”.
Più a sud, l’America Latina è “Droga e figa”. Cruda, volgare, ma purtroppo aderente alla lente coloniale con cui l’Occidente continua a guardare al Sud del mondo: terra di piaceri, da sfruttare e da dominare. Il realismo magico di García Márquez non basta a cancellare la dipendenza economica e l’estrattivismo sfrenato. Altro che "Macondo": qui siamo nella cartolina del turista sessuale.
Passando all’Europa, colpisce la scritta "SERVI", sbattuta tra Germania, Francia e Italia come una condanna senza appello. Servi di chi? Della NATO, della BCE, del dollaro, dell’opinione pubblica americana, dei diktat industriali tedeschi o delle piattaforme digitali californiane? La risposta non importa, perché la sensazione generale è che il vecchio continente, oggi, abbia smesso di contare davvero.
A sud del Sahara campeggia la scritta “Risorse”. Nessun riferimento a popoli, culture, storia: l’Africa è ancora vista come un pozzo da cui estrarre, non come un interlocutore. Il neocolonialismo del XXI secolo ha solo cambiato bandiera: ora non arrivano più le truppe francesi, ma i fondi del FMI, le miniere a gestione cinese e le Ong con il cuore a sinistra e i conti in Svizzera.
L’Asia è “Cattivi”, senza mezzi termini. Il gigante russo, la Cina, la Corea del Nord e l’Iran: un blocco di altri, percepiti come minaccia, nemici del “buono” occidente. Peccato che i “cattivi” stiano vincendo in silenzio, con accordi commerciali, materie prime e infrastrutture. Ma si sa, i buoni hanno Netflix e il diritto di raccontarla a modo loro.
L’Oceania torna nella sfera della bontà, forse solo perché isolata, silenziosa e servizievole. Mentre l’Antartide, bianca e remota, è etichettata “Freddo”. Unica verità scientificamente inoppugnabile dell’intera mappa.
E in mezzo a tutto questo, noi italiani ci vediamo e ci ridiamo. Perché sì, magari siamo anche “servi”, ma abbiamo ancora l’ironia per capire che questa mappa – per quanto paradossale – dice molte più verità di mille editoriali del “Corriere della Sera”.
La geopolitica spiegata con le parolacce fa più effetto della diplomazia. Perché ogni tanto, guardare il mondo da questa angolazione grottesca serve a ricordarci quanto siano fragili le nostre narrazioni e quanto ridicoli i nostri dogmi. In fondo, forse, siamo tutti sulla stessa barchetta, armati di risate amare e coscienze claudicanti.
Ma occhio a non prenderla troppo sul serio. Anche perché, nel frattempo, i “buoni” stanno invadendo un altro paese.