C’è chi costruisce, chi critica, chi propone. E poi c’è Mario Guerrini, il cantore instancabile di una visione ormai ingiallita della politica grillina. Uno che si professa paladino del Movimento ma finisce per far loro più male di un’intera stagione di maltempo. Altro che pioggia di consensi: con lui arrivano solo grandinate di retorica.
Guerrini passa con la sua penna implume — non si sa se più per scelta o per limiti di dotazione — da un argomento all’altro con la leggerezza di un predicatore da bar sport. I suoi bersagli? Sempre gli stessi. La vecchia Giunta, i "potenti", i "burattinai", e naturalmente quel "sistema" che — secondo lui — ancora oggi manovra tutto. A sentirlo, sembra che il centrosinistra sardo governi da quarant'anni ininterrotti, e che la Giunta Todde sia ancora in fase di riscaldamento. Peccato che sia passato un anno. Dodici mesi. Un intero ciclo solare.
Ma per Mario il tempo è un concetto relativo, come la coerenza. Così, mentre la Regione affronta crisi economiche, sanitarie e amministrative, lui si dedica a segnalare complotti immaginari con la foga di un teorico delle scie chimiche in vacanza a Bruxelles.
Il problema non è tanto che Mario parli. Il problema è che qualcuno lo ascolta. I suoi piccoli adepti — innamorati del verbo ma allergici al pensiero — sono la parte più bassa della scala. Politica, intellettuale e talvolta persino evolutiva. Con la loro devozione acritica, trasformano ogni uscita di Guerrini in un rosario di luoghi comuni, slogan usurati e accuse a orologeria.
Così facendo, non solo disorientano l’opinione pubblica, ma affondano anche quel poco di credibilità che il Movimento 5 Stelle sta cercando — faticosamente — di ricostruire. Perché il tempo delle urla è finito. Ora bisognerebbe governare. E per farlo, servono idee nuove, non i copia-incolla dei vecchi post indignati.
Caro Mario, il nemico da combattere non è più “quella giunta là”. È il vuoto di proposta che la tua penna, purtroppo, continua a ingigantire.
Raimondo Schiavone