Blog di Raimondo Schiavone e amici

Genocidio in diretta: anche i media si arrendono, ma il governo italiano resta muto e complice

Ormai non ci sono più dubbi. Lo chiamano “conflitto”, lo coprono con parole fredde come “operazione militare”, ma i fatti – quei maledetti fatti – gridano un’unica parola: genocidio.

Le immagini sono ovunque, i video si susseguono, i racconti si moltiplicano. I corpi, i volti, le urla, le macerie. E adesso perfino i media italiani, finora imbavagliati o complici, iniziano a cambiare tono, perché la gente non crede più alle loro verità confezionate. Hanno perso il controllo della narrazione. Hanno dovuto smettere di chiamare “terroristi” i bambini intrappolati tra le fiamme di una scuola.

Stanotte, nella scuola di Fahmi al Jarjawi, nel cuore del quartiere di Daraj – Città Vecchia di Gaza City – un bombardamento israeliano ha colpito civili sfollati, bambini, famiglie intere. La struttura è stata avvolta dalle fiamme. I soccorritori parlano di corpi carbonizzati, grida spezzate, vita ridotta in cenere.

In Cisgiordania, all’alba, un branco di coloni israeliani ha dato fuoco a una casa palestinese nella località di al-Maniya, a sud-est di Betlemme. Solo il caso ha evitato che fosse una strage. Nessun ferito, ma un messaggio chiaro: la violenza è quotidiana, pianificata, impunita.

Eppure, mentre il mondo vede e denuncia, mentre in Spagna si vota l’embargo alle armi verso Israele, in Italia c’è chi ancora tace o, peggio, applaude. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani continua a fare il ventriloquo di Tel Aviv. La presidente Meloni ostenta una solidarietà “sbilanciata”, di fatto cieca davanti alla morte di oltre 50.000 civili palestinesi.

Chi invece finge un lieve singhiozzo è la Repubblica, in crisi di identità dopo anni di narrazione filo-atlantista. Singhiozzi tardivi, insufficienti, buoni solo a salvare la faccia, non la coscienza.

Intanto le lobby sioniste che per anni hanno occupato palinsesti e redazioni – da Rai a La7 – cominciano ad avere le guance rosse, come chi è stato colto con le mani nel sacco. Colti a mentire, a coprire, a negare l’evidenza.

Ma la verità esplode come una bomba: non è una guerra, è un massacro. Non è autodifesa, è sterminio. Non è neutralità, è complicità.

E noi, da che parte stiamo?

Chi oggi rimane in silenzio sarà ricordato come complice.

Raimondo Schiavone