Caro Mario, lo vedo che ti svegli presto, carico di parole appuntite e di rabbie ordinate in fila come soldatini. Accendi il computer, afferri la penna — quella implume — e via: lanci il tuo missile del giorno. Un bersaglio a caso, un’accusa generica, una dose di fumo e indignazione. Fa scena, certo. Ma ormai non fa più danno, solo rumore.
Vedi Mario, se mandi un missile, io te ne mando due. Non per ostilità, ma per dovere di risposta. Tu alzi la voce, io alzo il livello. Tu insinui, io chiarisco. Tu reciti, io smonto la scenografia. E mentre tu prepari il prossimo attacco da tastiera, io già ho scritto la controreplica — più asciutta, più efficace, più vera.
Non è una gara, Mario. È una questione di proporzione. Tu spari nel mucchio sperando in qualche applauso facile, io rispondo con doppia precisione. Perché mentre tu ti agiti nel teatrino dell’invettiva, io sto sul palco della realtà, dove ogni parola ha un peso e ogni sparo ha un ritorno.
Continua pure con i tuoi lanci quotidiani, ma sappi che per ogni missile verbale che mandi, ce ne saranno due pronti a tornare. Con la stessa forza, ma senza bisogno di esagerare.
Perché caro Mario, l’ironia — quando è ben fatta — vale sempre il doppio del tuo clamore.
Raimondo Schiavone