L’attacco portato avanti da Israele, con l'avallo e il supporto statunitense, contro obiettivi sul suolo iraniano ha rappresentato uno spartiacque. Non solo per l’equilibrio regionale, già precario, ma per una riflessione più profonda che ormai si sta diffondendo nei palazzi del potere di mezzo mondo: nel XXI secolo, l’unico vero scudo contro le aggressioni esterne sembra essere la bomba atomica.
L’Iran, nonostante abbia mostrato negli anni una postura più prudente rispetto a quanto i media occidentali lascino intendere, è stato colpito direttamente nel suo territorio, con vittime civili e militari. Eppure, proprio questa vulnerabilità ha fatto scattare un campanello d’allarme ovunque. Il messaggio è semplice: se non hai la bomba, puoi essere colpito impunemente. Se ce l’hai, come la Corea del Nord, sei “intoccabile”.
La Corea del Nord è l’emblema perfetto della deterrenza nucleare riuscita. È un paese isolato, povero, in ginocchio sotto il profilo economico, ma mai nessuna nazione ha osato violarne direttamente la sovranità. Perché? Semplice: ha l’atomica. Ha dimostrato di saperla costruire, miniaturizzare e, soprattutto, potenzialmente usare. Un arsenale rudimentale ma sufficiente a dissuadere Stati Uniti, Giappone e Corea del Sud da qualsiasi tentazione di "regime change". Kim Jong-un ha mostrato che con dieci test nucleari si può mettere in scacco il mondo. E molti lo hanno capito.
Attualmente, i Paesi dotati di armi nucleari – ufficialmente o di fatto – sono Stati Uniti, Russia, Cina, Regno Unito, Francia, India, Pakistan, Israele (mai confermata ufficialmente, ma con un arsenale stimato tra 80 e 200 testate), e Corea del Nord. A questi si aggiungono i membri della NATO come Germania, Italia, Turchia, Belgio e Paesi Bassi, che ospitano bombe atomiche USA nell’ambito della cosiddetta "condivisione nucleare".
L’attuale scenario di instabilità e aggressioni selettive rischia però di riaccendere le ambizioni nucleari di molti Paesi. Ecco i candidati più credibili nel breve-medio termine: l’Iran, che dopo l’attacco subito sarà difficilmente frenabile nella sua corsa alla testata. La leadership di Teheran sa ora che l’unico modo per evitare altri attacchi è dotarsi rapidamente di un’arma nucleare. L’accordo sul nucleare (JCPOA) è ormai lettera morta. I centrifugatori girano, e più velocemente.
Poi c’è l’Arabia Saudita, storica rivale dell’Iran, che ha già dichiarato che se Teheran otterrà l’atomica, Riyadh farà altrettanto. Con i petrodollari a disposizione, potrebbe appoggiarsi al know-how pakistano. Erdoğan, in Turchia, ha più volte espresso l’intenzione di dotare il Paese di un arsenale nucleare nazionale. Attualmente la Turchia è nella condivisione NATO, ma potrebbe volersi sganciare per maggiore autonomia strategica. Il Giappone è tecnicamente avanzatissimo, ha materiale fissile e tecnologie necessarie per dotarsi della bomba in pochi mesi. La pressione cinese e la minaccia nordcoreana lo spingono sempre più verso una postura meno pacifista.
Anche la Corea del Sud, in passato frenata da Washington, oggi discute seriamente la possibilità di dotarsi di un proprio deterrente. Gli atti ostili di Pyongyang e la percezione di una difesa americana non sempre affidabile stanno rilanciando il dibattito. In Medio Oriente, anche l’Egitto potrebbe rispolverare ambizioni sopite, alla luce del disordine regionale e dell’espansione nucleare nell’area. Infine, il Brasile, che ufficialmente ha sospeso ogni programma in tal senso, potrebbe rimetterci mano in un contesto di nuova Guerra Fredda e di possibile destabilizzazione dell’America Latina.
La proliferazione atomica non è più un tema puramente tecnico o ideologico. È diventato un problema esistenziale. Non si tratta più di egemonia globale, ma di sopravvivenza sovrana. Israele ha dimostrato che si può colpire anche una potenza regionale come l’Iran se non possiede ancora una testata nucleare. E Washington, pur predicando la non proliferazione, è il primo a proteggere i propri alleati armati e a colpire chi, come Saddam o Gheddafi, aveva abbandonato ogni ambizione atomica.
Il trattato di non proliferazione (TNP) è oggi una reliquia ipocrita. I paesi dotati di armi nucleari predicano il disarmo, ma modernizzano i propri arsenali. E mentre chiedono agli altri di rinunciare, colpiscono chiunque osi avvicinarsi alla soglia atomica. L’esempio dell’Iran rischia di essere, paradossalmente, l’ultima spinta per molti paesi a volere proprio ciò che si vuole impedire: la bomba. Perché chi ha l’atomica non viene mai attaccato. E chi non ce l’ha, può essere raso al suolo.
Ecco il vero ordine mondiale. Il resto è propaganda.
Raimondo Schiavone