Blog di Raimondo Schiavone e amici

La ferrovia della discordia: quando i missili arrivano con il treno

Il 25 maggio 2025, un treno partito da Xi’an, in Cina, ha fatto il suo ingresso nella stazione iraniana di Aprin, alle porte di Teheran. È stata una data storica. Non solo per i legami economici tra Cina e Iran, ma per le possibili conseguenze geopolitiche che, guarda caso, sono esplose – in senso letterale – quasi in contemporanea.

Pochi giorni dopo, sono piovuti missili israeliani sul territorio iraniano, colpendo obiettivi militari ma anche civili, in un’escalation che ha portato Teheran a rispondere con forza, aprendo scenari da incubo per l’intera regione mediorientale. Una coincidenza? Difficile crederlo.

Dal 2021, con la firma dell'accordo strategico sino-iraniano da 400 miliardi di dollari, il piano era già chiaro: costruire una rotta commerciale terrestre in grado di bypassare i colli di bottiglia geopolitici imposti da Washington e dai suoi alleati. E ora quel piano è realtà. Il nuovo asse ferroviario Cina-Iran rappresenta una rivoluzione infrastrutturale che ridefinisce la geografia del commercio eurasiatico:

  • Verso Sud, l’Iran si collega al corridoio internazionale Nord-Sud, con accesso alla Russia e all’India attraverso il Mar Caspio.
  • Verso Ovest, si apre l’accesso a Iraq, Siria, Turchia e Mediterraneo.
  • Verso Est, i prodotti cinesi raggiungono direttamente il cuore dell’Iran senza dover attraversare mari pattugliati da flotte occidentali.

Tutto questo, mentre lo Stretto di Hormuz e il Canale di Suez restano sotto un pesante controllo occidentale. Il progetto ferroviario, dunque, non è solo logistica: è liberazione strategica.

Ed è qui che si innesta il sospetto. Perché colpire l’Iran proprio ora? Perché intensificare la pressione militare e politica in un momento in cui Teheran si prepara a diventare un hub continentale, un crocevia commerciale che può svincolarsi dal ricatto navale?

Israele, già da tempo preoccupato per l’avanzata diplomatica dell’Iran tra i BRICS e per i legami sempre più solidi con Pechino e Mosca, potrebbe aver agito come “braccio armato” di una strategia volta a sabotare un cambiamento strutturale che indebolisce l’egemonia americana.

Ecco perché il treno di Xi’an non è solo un simbolo di sviluppo. È anche una minaccia per chi ha costruito la propria supremazia sul controllo delle rotte globali. È un cuneo che spacca il vecchio ordine unipolare. E come spesso accade, quando nasce una nuova via, qualcuno tenta subito di bombardarla.

Raimondo Schiavone