Blog di Raimondo Schiavone e amici

ISRAELE NEL PANICO, NETANYAHU PIANGE E CHIAMA TRUMP, IL PAPA CONFUSO

L’Iran ha preso a sberle la “grande potenza militare” di Netanyahu. Sì, proprio lui, il machiavellico stratega della guerra preventiva, l’eroe dei talk show occidentali, l’uomo che si vantava di saper contenere ogni minaccia in 48 ore. E invece no. Questa volta non erano i razzetti di Hamas o i mortai artigianali di Hezbollah. Stavolta sono arrivate le supposte serie, i missili veri, i vettori a testata multipla, quelli progettati per attraversare i cieli, schivare le cupole e colpire dritto in faccia l’arroganza.

Israele, come previsto, si è sciolto in lacrime. Non è riuscito nemmeno a finire di dire “Iron Dome” che già si nascondeva nei rifugi. Ed è bastata una sola notte per mandare in cortocircuito il giocattolo bellico più viziato dell’Occidente. Così Netanyahu, il “leone di Gerusalemme”, si è trasformato in un cucciolo fradicio, andato subito a piangere da papà Trump, che ha risposto con il solito show di bombe e proclami su Truth Social. Risultato? Tre strutture colpite, nessun danno strategico, e l’Iran ancora lì, calmo e pronto al prossimo round.

Però, una cosa Netanyahu l’ha ottenuta. Distrarre il mondo intero da Gaza. Bravo, applausi. Con una guerra (persa) è riuscito a oscurare l’altra, quella che invece vince, giorno dopo giorno, a colpi di bombe su ospedali, campi profughi e bambini. Il genocidio continua, tranquillo, preciso, metodico. Solo che ora non se ne parla più. I riflettori sono puntati su Fordow, sui missili balistici, sulle dichiarazioni del Pentagono. Gaza? Cos’è Gaza?

Persino il Papa, che ormai dimostra una certa serenità ipocrita nell’affrontare i conflitti, sembra più preoccupato del “dialogo tra civiltà” che dei cadaveri palestinesi sotto le macerie. In questi giorni riesce a evocare Iran e Israele come se fossero due scolaretti da redarguire, senza mai pronunciare la parola “Palestina”. Francesco, ti stiamo rimpiangendo.

Israele piange, gli Stati Uniti recitano, l’Europa si nasconde, il Papa media. E Gaza muore. In silenzio. Con la regia di Netanyahu e la sceneggiatura scritta al Pentagono. L’unico a non aver letto il copione è stato l’Iran. Che ha preferito rispondere con uno schiaffo. E si è sentito fino a Tel Aviv.

Lo schiaffo è arrivato forte, secco, inaspettato. Ha fatto tremare le finestre del bunker di Netanyahu, ha fatto sudare freddo il Pentagono, ha fatto balbettare i cronisti embedded delle tv occidentali. E soprattutto ha tolto il velo a una verità ormai innegabile: Israele non è più intoccabile. Il mito della supremazia militare s’è sgonfiato come un palloncino bucato, e dietro quella retorica muscolare c’è un Paese fragile, isterico, dipendente dal babysitter americano.

Ma mentre tutti guardano ai radar, alle testate, ai droni, il genocidio a Gaza continua indisturbato, coperto dall’assordante silenzio dei “difensori dei diritti umani”. Netanyahu, da abile illusionista, ha lanciato in aria una nuova palla luminosa, e il pubblico ha subito voltato lo sguardo. Missione compiuta. I bambini palestinesi continueranno a morire lontano dai riflettori, mentre i grandi della Terra discutono su chi ha colpito meglio un sito nucleare vuoto.

E così si chiude l’ennesimo capitolo della geopolitica farsesca dell’Occidente: Israele picchiato, Iran reattivo, USA umiliati, Europa assente, Papa confuso. Gaza, intanto, brucia.

Raimondo Schiavone