Blog di Raimondo Schiavone e amici

IRAN VS ISRAELE: L’INTELLIGENCE DI TEHERAN PENETRA DIMONA – IL PIÙ GRAVE FALLIMENTO NELLA STORIA ISRAELIANA?

La notizia ha l’effetto di un’onda sismica nel cuore già instabile del Medio Oriente: l’Iran avrebbe ottenuto migliaia di file riservati sul programma nucleare israeliano, inclusi documenti, immagini, video e metadati relativi direttamente al sito ultra-segreto di Dimona, simbolo della deterrenza atomica dello Stato ebraico.

A lanciare la bomba mediatica è stata la TV di Stato iraniana IRIB, che attribuisce l’operazione a un’azione congiunta tra il Ministero dell’Intelligence iraniano e l’Organizzazione di Intelligence delle Guardie della Rivoluzione Islamica (IRGC). Nessuna cyber-operazione, nessun attacco remoto: secondo quanto dichiarato, le informazioni sarebbero state trafugate da spie iraniane operative all’interno dello stesso territorio israeliano, che avrebbero poi trasferito il materiale in “luoghi sicuri” in Iran.
L’operazione, condotta mesi fa ma rivelata solo oggi, viene già descritta da esperti e analisti regionali come il più clamoroso fallimento di intelligence nella storia di Israele. A parlare di “dati estremamente sensibili” è anche un funzionario militare iraniano anonimo, secondo cui la posizione esatta di alcune risorse nucleari strategiche israeliane sarebbe stata compromessa.
Se quanto dichiarato sarà confermato, il danno non è solo tecnico o logistico. È un colpo simbolico e strategico: l’Iran mostra al mondo non solo di saper resistere, ma di poter colpire il cuore della sicurezza israeliana. Dimona, da decenni protetta da un muro di omertà e potere tecnologico, appare ora vulnerabile. E l’effetto domino non tarderà ad arrivare.
Israele tace. Ma dietro il silenzio si muove una macchina militare e diplomatica che probabilmente non si aspettava una tale umiliazione. Mossad e Aman sono già in stato di allerta. Si parla, da fonti interne, di una “caccia alle talpe” e di operazioni di ristrutturazione dei siti più esposti. Alcuni rapporti esterni suggeriscono che materiale compromesso possa includere protocolli di attivazione, architetture di sicurezza interna e mappe di vulnerabilità logistiche.
La domanda che ora tutti si pongono è la più semplice e allo stesso tempo la più pericolosa:
Israele risponderà?
Se lo farà, sarà con missili o con omicidi mirati? Con attacchi a Teheran o operazioni clandestine contro gli apparati di intelligence iraniani? O, peggio, con un’azione preventiva che rischia di infiammare definitivamente la regione?
Per ora, l’Iran ha scelto una strategia di comunicazione millimetrica: non pubblicare i documenti, ma annunciare di possederli. Una minaccia implicita, un avvertimento sottile: sappiamo dove colpire, e possiamo farlo quando vogliamo.
In un contesto globale dove gli equilibri saltano più per le fughe di dati che per le bombe, la guerra dei servizi segreti è diventata la guerra del secolo. Ma oggi, con questa fuga, siamo entrati in una fase nuova e pericolosa della competizione israelo-iraniana. Una fase che potrebbe non restare a lungo confinata all’intelligence.
Il mondo, intanto, guarda. In silenzio. Ma col fiato corto.
Raimondo Schiavone