Blog di Raimondo Schiavone e amici

Gaza e Cisgiordania: ancora sangue, ancora silenzio

Un'altra notte di orrore, un altro giorno in cui le parole muoiono, inghiottite dal fragore delle bombe e dal silenzio complice della politica internazionale. L’occupazione israeliana continua la sua offensiva contro il popolo palestinese con una ferocia che non conosce tregua.
Nella Striscia di Gaza, le forze israeliane hanno colpito la casa del giornalista Osama Al-Arabid, nella zona di al Saftawi, a ovest del campo di Jabalia, nel nord della Striscia. Un attacco mirato, un tentativo di assassinio. Il giornalista è sopravvissuto, estratto vivo dalle macerie, ma ha visto la sua famiglia annientata: almeno nove i martiri tra i suoi cari. La verità, ancora una volta, ha rischiato di morire sotto le bombe. Ma Osama è vivo, e con lui sopravvive la testimonianza, l’urlo del popolo palestinese che rifiuta di tacere.
Nel frattempo, in Cisgiordania, l’occupazione ha lanciato un’incursione notturna nel quartiere di al Amouri, nel campo profughi di Balata, a sud-est di Nablus. Violenza sistematica, terrore seminato casa per casa. Non un’operazione di sicurezza, ma una persecuzione costante, finalizzata a piegare la resistenza, a cancellare identità e memoria.
Eppure il mondo tace. Le capitali europee si rifugiano dietro comunicati ambigui. I leader occidentali balbettano richiami alla “proporzionalità” mentre i crateri aumentano e le famiglie scompaiono sotto le macerie. L’Italia, come sempre, allineata all’ipocrisia. Nessuna voce si leva, nessuna indignazione ufficiale, nessun atto concreto. Solo il popolo resta. Solo i cuori della gente comune battono ancora insieme a quelli di Gaza e Nablus.
È la coscienza collettiva, quella che non si compra con accordi militari e forniture d’armi, che può oggi salvare la Palestina. È l’amore per la giustizia, la rabbia per le ingiustizie, il senso umano di chi non accetta più il genocidio come “effetto collaterale”.
Ogni bomba lanciata oggi è una vergogna per chi resta in silenzio. Ogni vita spezzata è una condanna per chi si gira dall’altra parte. Ma ogni voce che si leva in difesa dei palestinesi è un seme di resistenza, un atto d’amore, una scintilla di speranza.
Raimondo Schiavone
image.png