[17:15, 27/05/2025] Mondino Schiavone: Nella notte tra venerdì e sabato, nel sottopasso delle Cure a Firenze, è andata in fumo una piccola libreria di strada. Non era una libreria qualunque. Erano i libri di Marco, libraio per vocazione e senzatetto per destino, che aveva trasformato quel lembo d’asfalto in un presidio di cultura gratuita, di umanità resistente, di bellezza spontanea. Adesso è tutto cenere. L’ipotesi più plausibile, e al tempo stesso più vergognosa, è che si tratti di un incendio doloso. Un rogo contro i libri. Un rogo contro la dignità. Un rogo contro chi, pur senza un tetto, osa ancora offrire storie, pensiero, poesia a una città che corre troppo per fermarsi a leggere.
Non si è trattato solo di vandalismo. È stato un gesto ideologico. Una piccola auto-da-fé in nome di quell’odiosa ideologia del “decoro”, che in nome dell’ordine elimina ciò che è diverso, sporco, povero, libero. “Decoro” è la parola che i benpensanti usano per mascherare il loro disprezzo sociale. Per loro Marco non era un libraio, era un ingombro. Per loro i suoi libri non erano cultura, ma degrado. Così hanno deciso di bruciarli. Di cancellarlo.
Dietro un gesto simile c’è una società che ha smesso di guardare negli occhi gli ultimi. Una città che preferisce l’arredo urbano alla solidarietà, le vetrine alla verità. Ma la verità brucia, e oggi brucia anche nei polmoni di chi osserva quel mucchio di carta annerita, sapendo che quei libri erano l’unica casa che Marco aveva costruito per sé, con fatica, con passione, con ostinata fiducia nell’intelligenza altrui.
Non si può tacere. È il momento di dire che questo è il frutto del securitarismo senza anima, dell’intolleranza travestita da civiltà, del livore borghese che distrugge ciò che non capisce. E non basta una lacrima tardiva. Occorrono scelte politiche, gesti civici, solidarietà concreta. Occorre che Firenze, che si vanta di essere la culla del Rinascimento, protegga i suoi ultimi, i suoi librai di strada, i suoi poeti invisibili. Perché se a bruciare sono i libri, a morire siamo tutti.
Marco è ancora lì. I suoi libri no. Ma forse possiamo ricominciare da qui. Da un libro donato. Da un gesto riparatore. Da una città che non accetta che la cultura venga ridotta in cenere.
Raimondo Schiavone