Blog di Raimondo Schiavone e amici

È mio! È mio! Ma nessuno lo dice…

In tanti mi scrivono, mi fermano, mi chiamano per chiedere:

«Ma quando lo dici chi sono i complici di Mariano Meloni?»
C’è chi è curioso, chi è spasmodico, chi vorrebbe il nome, il cognome, il curriculum e pure il gruppo sanguigno.
Ma no, calma. Questa storia non è un elenco del telefono, è un racconto. E come ogni buon racconto, ha bisogno di ritmo, di capitoli, di una costruzione. Serve anche un po’ di suspense.

E poi – diciamolo chiaramente – sarebbe anche un bel gesto di coraggio se qualcuno di loro si facesse avanti spontaneamente, per rivendicare la propria parte nel gioco. Per dire: «Sì, l’ho fatto io, ho contribuito anch’io al dossier, al fango, all’imboscata».
Ma sappiamo che il coraggio non è materiale da delatori.

Il delatore non rivendica, si nasconde.
Il delatore non affronta, striscia.
Il delatore non dichiara, suggerisce, sempre nell’ombra, sempre dietro un muretto a secco, a mezza voce, come quelli che spiano dal buco della serratura e poi raccontano solo ciò che gli conviene.

Invece io vorrei vederli come in quella vecchia pubblicità dei profilattici, ve la ricordate? Quella in cui ognuno alzava la mano e diceva con fierezza:
«È mio! È mio!»

Ma non succederà.
Perché loro non si espongono. Loro lasciano che Meloni firmi, che Sardinia Post titoli, che i blog rilancino, mentre loro restano immobili nell’ombra, pronti a dire «io non c’entro» se il castello crolla, ma altrettanto pronti a godere se qualcuno viene travolto.

Eppure, ogni giorno che passa, i nodi vengono al pettine. Ogni giorno che passa, la verità si avvicina. E quei “non c’entro” faranno sempre più fatica a reggersi in piedi.
Perché i fili sono chiari, e i fili portano ai burattinai.

Tranquilli. Non ho fretta. Io posso aspettare.
E intanto scrivo. Racconto. Espongo.

Perché la verità non si annuncia. Si dimostra.
E quel giorno, vedrete: nessuno dirà “è mio”.
Ma lo sapremo tutti lo stesso.


di Raimondo Schiavone