Blog di Raimondo Schiavone e amici

Dalle veline alle sentenze: condannato per diffamazione aggravata Mario Guerrini

CAGLIARI – Quando passi dall’altra parte, dalla comoda poltrona dell’inquisitore mediatico al banco degli imputati, il suono del diritto cambia. E fa male. Lo sa bene Mario Guerrini, storico commentatore dalla prosa pungente e dalle accuse a raffica, che questa volta è finito dalla parte sbagliata della penna. Il Tribunale di Cagliari lo ha infatti condannato per diffamazione aggravata a danno di un ex amministratore del Comune di Capoterra.

La sentenza, pronunciata dal giudice Paolo Pes, è chiara: 700 euro di multa (pena sospesa), 5.000 euro di provvisionale immediatamente esecutiva a favore del danneggiato, più 2.300 euro di spese legali oltre accessori e tutte le spese processuali. Insomma, un conto salato per chi da anni distribuisce sentenze sui social come fossero volantini del bar sport.

La vicenda nasce dal rimborso delle spese legali accordato all’ex amministratore – assolto con formula piena da un procedimento penale – dal Comune di Capoterra. Rimborso legittimo, secondo la legge. Ma per Guerrini no: evidentemente fiutava l’ennesimo “mistero della politica marcia”. Peccato che il Tribunale abbia fiutato ben altro. Una diffamazione. Aggravata. Pubblica. Punita.

L’ex amministratore, nel commentare la sentenza, si è mantenuto sobrio: nessun trionfalismo, nessuna esultanza. Solo una nota di decoro istituzionale e umano. “Se Guerrini si impegnerà per iscritto a non diffamare più nessuno, io sono pronto a rimettere la querela,” ha dichiarato. Spirito di pace, in un’Italia dove la diffamazione è ormai sport nazionale.

Ma intanto, quella che sembrava una tastiera d’ordinanza si è trasformata in un boomerang. Difficile ora per Guerrini rivendicare la patente morale del giustiziere quando un giudice, nero su bianco, scrive che ha calunniato e vilipeso pubblicamente un amministratore assolto, i dipendenti comunali e l’intero esecutivo.

Si chiude così, almeno per ora, una pagina amara per il giornalismo militante e muscolare di Guerrini, fatto di ellissi sospette, accuse a raffica e verità “autocertificate”. Una lezione di diritto e di stile. Forse anche un invito: prima di accusare, aprire il Codice. O almeno un vocabolario.

Raimondo Schiavone 

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