Blog di Raimondo Schiavone ed amici.

C’è del marcio in loro

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“Non faghent e non lassanta fagher” di Grazia Deledda è una affermazione sempre applicabile anche all’attuale contesto. Sono in auge in questi due giorni due politici di professione, peraltro abbastanza attaccati alla poltrona, #MassimoZedda e #PaoloManinchedda. Due che hanno fatto finta di combattersi alle scorse elezioni regionali e che sono accomunati da un comune approccio alla politica. Citando l’On. Chessa vedono del “marcio” in ogni luogo, atto o decisione. Hanno avuto modo di rappresentare il loro modello di gestione della cosa pubblica, i fatti sono davanti a tutti voi, ma soprattutto entrambi hanno conservato numerosi scheletri negli armadi. Oggi recitano la parte dei moralizzatori, ma dovrebbero sapere che per farlo ci vuole un pulpito ed il loro e’ alquanto compromesso. Si stanno annusando con la mediazione del caro, a tutti e due, #LucianoUras nel tentativo di costruire l’ennesima armata Brancaleone da presentare alle prossime elezioni regionali. Ma ormai li conosciamo sono sempre loro, quando governano tutto è legittimo…quando sono fuori dai ruoli di comando cercano di screditare l’avversario o il contendente che fa. Non hanno mai fatto nulla per gli altri ma sempre e solo per se stessi. Perché scrivo ciò? Non perché mi importi della politica, ma siccome tentano di infangare il mio nome e quello delle mie attività imprenditoriali voglio che sappiano che quando e come vogliono in piazza o in un cinema io sono pronto ad affrontarli a suon di sputtanamenti. Il mio codice fiscale lo conoscono.

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L'editoriale

Ci sono momenti nei quali è bene non pensare solo a se stessi ed è giusto cominciare a ragionare sull’interesse comune. Momenti nei quali ti accorgi che, se puoi, devi tentare di risvegliare la coscienza collettiva verso un obiettivo di interesse generale.

Ecco perché ho deciso di parlare di Sanità in Ogliastra. In maniera non convenzionale. Perché, se lo avessi fatto con i canoni ordinari della comunicazione, l’attenzione sarebbe stata pari a zero. Oggi fa effetto l’eclatanza, devi colpire forte, in caso contrario prevale l’ininfluenza. Anni di professione me lo hanno insegnato. Ecco il perché di manifesti con frasi ad effetto, che non potevano passare inosservate e che, di fatto, hanno sollevato un polverone.

Da un lato solo polemiche. Nessuna sorpresa. Ero certo che la ASL non sarebbe riuscita ad andare oltre la classica minaccia di denuncia. Del resto, tale è il livello del management. Da un altro lato mi aspettavo la mistificazione, il tentativo subdolo di ribaltare le mie parole come fossero un j’accuse diretto al personale medico e sanitario, al quale riservo tutta la mia empatia e solidarietà, essendo essi stessi vittime del sistema. Ma mi aspettavo anche una piccola reazione, e questa sta cominciando ad emergere: da qualche giorno la discussione sulla sanità prende piede e cominciano ad affiorare voci, discussioni.

Qualche sindaco sonnolento inizia lentamente a risvegliarsi, magari destato dall’imminente campagna elettorale, ma va ugualmente bene. Anche partiti ormai in via d’estinzione fanno timidamente capolino.

Benissimo, ben venga tutto ciò. Ma non basta. Non ci si può fermare ad un sterile riconoscimento dello stato di fatto, della inefficienza del sistema sanitario territoriale, senza cercare e proporre a possibili soluzioni. Per individuare e cominciare a percorrere una strada nuova, è inevitabile abbandonare la vecchia. E in questo caso è necessario smantellare il vecchio sistema.

Questo ospedale – ribadisco – così come è strutturato, non serve ai cittadini ogliastrini.  Sono reparti inutili, non serve un presidio classico, ci vuole una soluzione moderna evoluta che soddisfi l’esigenza primaria: il soccorso di primo intervento ed il collegamento con le strutture regionali specializzate.

Non so se sia già arrivato il momento della proposta, perché prima di essa deve emergere la consapevolezza che il sistema attuale non funziona. Ecco perché continuerò a porre domande agli attuali “gestori” della sanità ogliastrina, attraverso questo blog ed attraverso altri mezzi convenzionali e non. Nella speranza che i cittadini ogliastrini, in un sussulto d’orgoglio, caccino dal tempio gli abusivi e si riapproprino del proprio destino.

Consapevole che, affinché ciò accada, prima di tutto vada dispersa quella cappa di narcotico torpore che avvolge l’Ogliastra.

Ecco perché è imprescindibile demolire. Solo allora i nostri cittadini avranno la facoltà di ricostruire.

R.S.