Blog di Raimondo Schiavone ed amici.

Il ma-anchismo in salsa ogliastrina, oltre il Pd

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Il “ma-anchismo” è la filosofia costituitiva del modo di presentarsi veltroniano. Non una furbizia, come dicono lividi i suoi detrattori di principio, ma una visione del mondo: tenere insieme, stringere in un’alleanza, smussare gli angoli e le asperità. Spesso però è anche il modo per non prendere una posizione chiara e spesso per poterla cambiare in ragione dell'evoluzione delle cose, dei tempi e delle maggioranze.

In questi giorni sulla vicenda Saipem si è scatenata la saga del ma-anchismo in salsa ogliastrina. Vogliamo la Saipem ma anche il Porto funzionale e produttivo, vogliamo i suoi occupati ma anche quelli della Nautica, vogliamo le gru ma anche essere il posto più bello della Sardegna, vogliamo l'industria pesante ma anche il turismo. Insomma è la rappresentazione plastica dell'incapacita' di assumere decisioni strategiche di programmare il futuro e lo sviluppo del nostro territorio. È il modo d'essere della politica di oggi, dei suoi rappresentanti, di quelli eletti nelle istituzioni. Fare scelte è difficile perché si corre il rischio di sbagliare ma anche, come direbbe qualcuno, perché si corre il rischio di dover studiare. Il ma-anchismo è stato coniato dal PD e in questi giorni ne leggiamo l'applicazione pratica sui quotidiani, in merito al rinnovo della concessione ad Intermare, ma anche delle altre forze politiche locali.
Così non si governa, è vero si raccolgono voti, ma il lascito per il futuro sarà il niente.


I nostri post

Nel silenzio di chi governa il porto

Mentre si abusa del porto il silenzio di chi dovrebbe mettere ordine è assordante. Quella ferraglia finirà in quello che era diventato parcheggio questa estate e avvicinerà le lavorazioni al Borgo di

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Il Porto di Arbatax sempre più una babele

Per Arbatax si sperava che con l'attribuzione delle competenze sul porto alla Autorità Portuale sarebbe tornata la legalità e soprattutto si mettesse in campo una strategia di rilancio dello scalo funzionale al

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L'editoriale

Ci sono momenti nei quali è bene non pensare solo a se stessi ed è giusto cominciare a ragionare sull’interesse comune. Momenti nei quali ti accorgi che, se puoi, devi tentare di risvegliare la coscienza collettiva verso un obiettivo di interesse generale.

Ecco perché ho deciso di parlare di Sanità in Ogliastra. In maniera non convenzionale. Perché, se lo avessi fatto con i canoni ordinari della comunicazione, l’attenzione sarebbe stata pari a zero. Oggi fa effetto l’eclatanza, devi colpire forte, in caso contrario prevale l’ininfluenza. Anni di professione me lo hanno insegnato. Ecco il perché di manifesti con frasi ad effetto, che non potevano passare inosservate e che, di fatto, hanno sollevato un polverone.

Da un lato solo polemiche. Nessuna sorpresa. Ero certo che la ASL non sarebbe riuscita ad andare oltre la classica minaccia di denuncia. Del resto, tale è il livello del management. Da un altro lato mi aspettavo la mistificazione, il tentativo subdolo di ribaltare le mie parole come fossero un j’accuse diretto al personale medico e sanitario, al quale riservo tutta la mia empatia e solidarietà, essendo essi stessi vittime del sistema. Ma mi aspettavo anche una piccola reazione, e questa sta cominciando ad emergere: da qualche giorno la discussione sulla sanità prende piede e cominciano ad affiorare voci, discussioni.

Qualche sindaco sonnolento inizia lentamente a risvegliarsi, magari destato dall’imminente campagna elettorale, ma va ugualmente bene. Anche partiti ormai in via d’estinzione fanno timidamente capolino.

Benissimo, ben venga tutto ciò. Ma non basta. Non ci si può fermare ad un sterile riconoscimento dello stato di fatto, della inefficienza del sistema sanitario territoriale, senza cercare e proporre a possibili soluzioni. Per individuare e cominciare a percorrere una strada nuova, è inevitabile abbandonare la vecchia. E in questo caso è necessario smantellare il vecchio sistema.

Questo ospedale – ribadisco – così come è strutturato, non serve ai cittadini ogliastrini.  Sono reparti inutili, non serve un presidio classico, ci vuole una soluzione moderna evoluta che soddisfi l’esigenza primaria: il soccorso di primo intervento ed il collegamento con le strutture regionali specializzate.

Non so se sia già arrivato il momento della proposta, perché prima di essa deve emergere la consapevolezza che il sistema attuale non funziona. Ecco perché continuerò a porre domande agli attuali “gestori” della sanità ogliastrina, attraverso questo blog ed attraverso altri mezzi convenzionali e non. Nella speranza che i cittadini ogliastrini, in un sussulto d’orgoglio, caccino dal tempio gli abusivi e si riapproprino del proprio destino.

Consapevole che, affinché ciò accada, prima di tutto vada dispersa quella cappa di narcotico torpore che avvolge l’Ogliastra.

Ecco perché è imprescindibile demolire. Solo allora i nostri cittadini avranno la facoltà di ricostruire.

R.S.